L’Agenzia delle entrate ha fornito chiarimenti sulle modalità di recupero dell’imposta sostitutiva versata in misura superiore al dovuto a causa di un errore nella sua determinazione (Agenzia delle entrate, risposta 6 giugno 2023, n. 344).
L’articolo 110 del D.L. n. 104/2020 ha previsto, oltre alle nuove disposizioni in materia di rivalutazione dei beni d’impresa, la facoltà di procedere all’adeguamento dei valori fiscali ai maggiori valori dei beni relativi all’impresa che risultano iscritti nel bilancio, cosiddetto riallineamento.
L’affrancamento si effettua con l’applicazione di un’imposta sostitutiva delle imposte sui redditi, dell’IRAP e di eventuali addizionali, nella misura del 10%, da versare in un massimo di 3 rate di pari importo, di cui:
– la prima con scadenza entro il termine previsto per il versamento a saldo delle imposte sui redditi relative al periodo d’imposta con riferimento al quale la rivalutazione è eseguita;
– le successive con scadenza entro il termine rispettivamente previsto per il versamento a saldo delle imposte sui redditi relative ai periodi d’imposta successivi.
Ai fini del calcolo dell’imposta sostitutiva, con la circolare n. 6/E del 1° marzo 2022 è stato chiarito che la stessa va determinata assumendo come base imponibile l’importo della riserva da riallineamento al netto dell’imposta sostitutiva del 3% versata in sede di riallineamento dei valori fiscali a quelli civilistici.
In particolare, con la suddetta circolare, l’Agenzia ha chiarito che, ai fini dell’affrancamento, la riserva da riallineamento, così come la riserva da rivalutazione, concorre a formare l’imponibile nel suo importo contabile, ovvero al netto dell’imposta sostitutiva versata.
Tanto premesso, nel caso di specie, l’istante, ha esercitato l’opzione per l’affrancamento delle riserve vincolate al regime di sospensione di imposta originatesi per effetto del riallineamento.
La prima rata risulta corrisposta in parte in data 20 luglio 2021 e in parte 15 settembre 2021, usufruendo della proroga disposta per i soggetti ISA dal Decreto Sostegni-bis; la seconda rata risulta corrisposta in data 30 giugno 2022 e la terza rata risulta ancora non saldata, non essendo ancora scaduto il termine del suo versamento, coincidente con quello del pagamento del saldo delle imposte sui redditi relative al periodo d’imposta 2022.
Avendo l’istante indicato nel rigo “RQ103” del modello redditi “SP2021”, relativo al periodo d’imposta 2020, colonna 1, un saldo di rivalutazione/riserva vincolata da affrancare al lordo dell’imposta sostitutiva versata per il riallineamento, l’imposta sostitutiva dovuta per l’affrancamento, pari al 10% della colonna 1, è stata determinata in misura superiore al dovuto.
L’Agenzia ha chiarito che, al fine di correggere l’errore commesso, l’istante può dunque presentare una dichiarazione integrativa per il periodo d’imposta 2020. Nel caso specifico, infatti, la dichiarazione integrativa non ha la funzione di modificare/revocare una opzione già esercitata, che resta confermata, ma, per espressa affermazione dell’istante, è utilizzata esclusivamente per correggere l’errore commesso in sede di compilazione del “quadro RQ” della dichiarazione.
L’istante potrà, dunque, procedere al versamento della terza rata, in misura ridotta per effetto della dichiarazione integrativa, scomputando dal relativo importo quello delle eccedenze di versamento emergenti dalle prime due rate già versate.